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testi critici

Il poetico slancio indisciplinato di Margherita Fascione

Nelle delicate composizioni di Margherita Fascione si possono intravedere quelle magiche ali pronte ad aprirsi in volo ma ancora trattenute da timidezze caratteriali non atipiche nell'animo di quantisono freschi sposi alla Musa. Margherita Fascione può contare sulla propria scioltezza di tratto che la porta istintivamente a ben rendere sulla tela l'immediatezza della visione... e sul poetico slancio indisciplinato (segno di talento autentico al suo iniziale big bang) che le prende un po' la mano, fino a ribellarsi a se stessa, quasi che ella fosse trattenuta dall'amletica domanda che ogni temperamento artistico si pone all'alba del cammino: "Dove vado, chi sono, cielo o terra?".
Questo slancio indisciplinato, allo stato attuale del percorso, è causa di momenti molto belli e di altri contraddittori dell'arte di Margherita Fascione, a cui sentiamo di somigliare, spostando il tempo suo attuale al tempo nostro di quando incominciammo. Conosciamo la sua Passione e sentiamo che già ora è capace di accarezzare il nostro bisogno di uscire dalla pesantezza dell' essere con suggestive immagini dove teneramente sorride la Musa. Oggi la nostra artista è in piena ricerca e già vorremmo, perché veramente belle e coronate di talento, alcune sue opere.
Avanti, Margherita, per tutti noi, crea!

Armando Parlatano, maestro del pastello ad olio, artista, poeta e mio maestro spirituale,
morto il 28 maggio 1998 - Cassino - novembre 1997




Fantasiosità sensuale nelle tele di Margherita Fascione in mostra a Cassino

Siamo lieti di presentare al pubblico l'artista Margherita Fascione che ieri ha inaugurato una personale presso la sala mostre di Cassino... L'esposizione della Fascione, che, autodidatta in pittura per amore dell'arte, è nella vita di tutti i giorni dottoressa in Filosofia, dimostra, all'attuale punto di ricerca, la serena consapevolezza di un percorso ancora ai primi anni ma già indicativa di una tendenza che va man mano consolidandosi verso una propria personalità...Garbata nei modi, come tutti pensatori, usa un tono di voce sommesso, quasi volesse non rendere evidente ciò che si percepisce possa albergare nel suo animo, ovvero l'emozione di porsi all'attenzione (...) Solarità frementi, caldi frutti, accesi fiori lasciano il posto ad eterei cieli su paesaggi morbidi e lievi (...) opere di forte contrasto che rendono testimonianza all'intelligenza e alla complessità del personaggio che freme nelle sue pennellate alla ricerca di un Sogno annunciato, quello del raggiungimento del Segno (...) L'artista presenta una serie di composizioni non sempre legate tra loro dal filo armonico di un'unica tessitura (...) ma facciamo osservare che, se disparità appariranno al visitatore, esse appartengono al primo canto di Margherita Fascione (...) se contraddizioni esistono, tutto questo è propositivo per l'animo dell'artista, poiché indicano tutta l'istintiva semplicità ed il coraggio emozionale, valori essenziali che appartengono al linguaggio dell'amore per la pittura. Sicuramente questa è la valutazione prioritaria che necessita tener presente,sicché, nel prendere visione delle opere di Margherita Fascione, avremo la percezione di una certa sua dolcezza, di una certa sua sensuale fantasiosità.
Guarderemo quindi con la chiave del "sentire"!
Sì, sentiremo il primo canto di Margherita Fascione.

Armando Parlatano, - da L'Inchiesta - 9 novembre 1997





La fertile creatività di un'artista sensibile

La pittura di Margherita Fascione condensa in suggestive raffigurazioni gli slanci interiori e la fertile creatività di un'artista sensibile, affascinata soprattutto dalla natura e dal paesaggio, colti nel dinamico fluire di forme e mutazioni nel volgere dei giorni e delle stagioni. Ampie distese agresti sovrastate da cieli sereni, angoli ombrosi sorpresi nel riserbo di trepide atmosfere, immagini di contrade silenti rese vitali dall'opera dell'uomo, divengono nelle sue opere sintesi simboliche di una visione equilibrata di vita, regolata da ritmi obbedienti a valori umani e spirituali di universale respiro. Una visione che si inquadra perfettamente nella concezione che la Fascione
ha dell'arte, intesa come: "...pura elevazione spirituale per regalare con le opere solo emozioni...", transfert ideale di pensieri, sogni e realtà restituiti all'identità estetica con poetica valenza.
Lo stile con cui l'artista si esprime è ancorato ad una figurazione limpida, accurata, venata qua e là da impressionistici accenti per la sua spontanea disposizione ad accogliere en plein air le vibrazioni della natura e delle cose, per imprimerle nel tessuto cromatico con freschezza, amalgamando in una pregevole orchestrazione i segni, le prospettive, le luci e le tonalità in una riuscita armonia.

Salvatore Perdicaro, da L'élite, selezione Arte italiana 1999 




Il neoimpressionismo di Margherita Fascione

In ciascuno di noi, in forma di espressione pittorica, poetica, musicale ecc., vi è una certa e innata inclinazione all'arte, a quell'unico mezzo, cioè, capace di elevare sublimemente le nostre emozioni, di dar forma o voce ai nostri sentimenti più profondi.
Ma l'inclinazione, senza un afflato particolarmente intenso, come scevra di gusto e adeguata raffinatezza di strumenti, non basta da sola a fare di ciascuno un vero artista. In Margherita Fascione, l'attitudine alla pittura, come mezzo espressivo più congeniale alle sue qualità, ha ragione di essere in una continua e vibrante ispirazione,
in una fluidità di segni e cromatismi che, quantunque frutto di una ricerca autodidattica, palesano l'impronta dell'artista sicura e consumata. Si dichiara, la Nostra, emulatrice della pittura impressionistica, quasi a volere, con verecondia e profonda ammirazione per quell'arte stupenda, affermare la giustezza dei propri presupposti pittorici.
Invero, la validità dell'opera di Fascione non è attestata semplicemente dalla tecnica o dai principi estetici, sebbene sicuri e collaudati, ai quali, espressamente, ella si ispira, ma dalla bontà che dall'opera stessa traspare con forza ( e direi con dolcezza al tempo stesso ), e che è soltanto espressione di un animo mite e palpitante.
Se proprio di emulazione si vuole parlare, essa, comunque, non è mai desiderio di eguagliare, bensì di superare quegli stessi principi impressionistici, quella tecnica agile e immediata, secondo un nuovissimo modo di vedere, di sentire, di esprimersi.

Paolo Secondini - Aquino - marzo 2001




Margherita Fascione 

Margherita Fascione è nata in un paesino della Campania, al confine con il Lazio, al quale, nonostante non vi risieda più, continua a sentirsi intimamente legata. Si è laureata in Filosofia, a Napoli.
"Autodidatta per amore dell'arte", nel corso degli anni ha raffinato un fresco stile influenzato al linguaggio impressionista, soprattutto nelle sue prime opere a sfondo naturale, attraverso il quale raggiunge degli effetti di armonia e di dolcezza che rivelano il suo lessico personale. E' un'autrice dalla fervida creatività e dall'animo appassionato che ha cercato di trovare un giusto equilibrio nelle sue prime tele, volto a controllare gli impulsi del suo istinto artistico, talvolta "indisciplinato". La sua produzione degli anni Novanta è costituita da opere paesaggistiche, realizzate col metodo en plein air, percorse da un'impalpabile e suggestiva inquietudine.
La disinvoltura della sua pittura, dal rapido tocco, restituisce l'immediatezza della sensazione visiva.
Negli isolati paesaggi, dove raramente compare la figura umana, la luce e i colori sono i protagonisti.
Le sue ultime opere - raccolte in una mostra a Formia due anni fa con il titolo La donna e la luce - rivelano il raggiunto sviluppo tecnico e creativo del linguaggio pittorico. Si tratta di una svolta nella pittura della Fascione
che da quel momento si è volta a raffigurare delle donne, colte da diverse angolazioni, nella loro intimità quotidiana, allontanandosi dai temi paesaggistici. Riducendo al minimo l'elemento scenografico, le figure femminili divengono le assolute protagoniste della tela. Il penetrante ma dolce sguardo spesso introspettivo dell'autrice si spinge fino a restituire la parte più intima delle figure, svelandone i tormenti e le angosce; la resa dell'inquietudine che agita i soggetti è ottenuto anche grazie alle rapide e febbrili pennellate dell'artista.I colpi di luce scorrono sulle superfici colorate e seguono le curve dei sensuali corpi, come si vede nel lavoro intitolato Mnemosyne.
Queste tele richiamano alla memoria un grande maestro della pittura come Toulouse-Lautrec - si pensi al dipinto La Toilette - che amava ritrarre le donne nella loro intimità, rivelandone la gracilità e le inquietudini e si sentiva partecipe della loro esistenza. Similmente a questo grande maestro, l'autrice con le sue opere non vuole cogliere la realtà che ha sotto gli occhi, bensì, la sua attenzione è rivolta al profilo psicologico dei personaggi.
Effettuando questa scelta di fondo, l'artista si distacca dalla poetica impressionista volta a studiare i soggetti nella loro superficialità;la Fascione diviene un'artista matura che mira a rappresentare la percezione psicologica del mondo femminile, e lo fa suscitando intense emozioni. 

Gabriele Turola, dal catalogo ufficiale della Prima Biennale di Ferrara - Ferrara, 23 - 31 marzo 2002




Impressioni 

Il colore si infrange deciso sui corpi dipinti da Margherita Fascione,
come scomposto da un imperscrutabile prisma che fa della tela il suo spazio intimo di proiezione.

Il colore si impasta e si amalgama in questa porzione di realtà proiettata sulla materia tangibile,
che resterà fissata e immutabile adducendo nell'occhio arcane fascinazioni alchemiche. 

Il corpo diventa, così, frattura nello spazio e nel tempo;
fende l'ambiente e lo plasma come l'onda sonora di un'eco modificando a sua volta
i colori e le forme che lo circondano.

La pittura di Margherita Fascione è permeata da un alone di reminiscenze impressioniste,
che non indugiano però su un facile citazionismo.
Piuttosto, rileggono su un piano più introspettivo la visione di una realtà avulsa dai contesti conosciuti,
ricreando altrove impressioni e sensazioni vissute lungo la linea della figura umana.

Federico De Caroli (Deca) - Savona - giugno 2002


La pittura di Margherita Fascione è permeata da un alone di reminiscenze impressioniste,
che non indugiano però su un facile citazionismo. Piuttosto, rileggono su un piano più introspettivo la visione di una realtà avulsa dai contesti conosciuti, ricreando altrove impressioni e sensazioni vissute lungo la linea della figura umana e del paesaggio.
Fondamentalmente l’evoluzione artistica della Fascione consta di due fasi: quella degli esordi, che abbraccia con approccio verista porzioni agresti e boschive prive di presenze umane; e quella tuttora in vita, che accentra il ruolo del corpo – soprattutto femminile – seguendo un approccio mitologico o comunque ricco di evocazioni letterarie.
In mezzo a queste due fasi, a fare da ponte catalizzatore tra l’energia della natura e la linfa vitale dell’individuo in un contesto sempre pregno di sensazioni epiche - nonchè a dare continuità alla ricerca cromatica e dinamica - si collocano i quadri del mare. Quadri che personalmente reputo l’espressione migliore e più densa della creatività di questa artista.
I fragorosi mari in tempesta di Margherita Fascione riempiono lo spazio rappresentativo della tela con vortici cromatici di intenso dinamismo, in una prospettiva febbrile ed emotiva
che fissa in tantissime porzioni infinitesimali di tempo l'immagine delle acque stesse.
In questo fissarsi, la materia liquida filtrata dalle pennellate e dalla consistenza del colore,
diventa arcana, atavica, esprimendo in modo quasi subliminale il nostro rapporto con le vastità e profondità marine, e ponendo un accento onirico su una raffigurazione delle forze naturali che troppo spesso abbiamo visto diventare oleografica e manieristica.
Più che in altri contesti, la Fascione trasforma l'incanto degli spazi acquatici in metafora di uno stato d'animo, con un approccio espressionista che elimina ogni orizzonte e concentra sulle "astrazioni" formali dei cromatismi ondosi tutti i punti di riferimento.
L’elemento acquatico era già presente in alcuni dei suoi primi dipinti, dove ruscelli e fiumi si tingevano di luccicanti sfumature crepuscolari in contesti quasi fiabeschi. Acque immobili al nostro sguardo, tuttavia; colte in un attimo di condensazione degli equilibri tra luce e colore, come in una fotografia elaborata con l’immaginazione e densificata degli elementi paesaggistici (alberi, rive erbose) e di un cielo molto spesso venato di inquetudine.
Così come immobili, o meglio cristallizzate nell’evento visivo che ruota attorno alla figura umana, appaiono le acque che circondano o danno vita a Nereidi e altre divinità femminili nei dipinti più recenti. Dipinti dove il mare torna presente con la funzione di dare un contesto dimensionale e narrativo al corpo, ma senza irrompere in modo dinamico come nei quadri al mare specificatamente dedicati.
Nelle opere dove la figura femminile diviene preponderante, del resto, il dinamismo è tutto affidato alle posture degli arti e dei busti – ancor più che alle espressioni dei volti – e quindi alle divisioni cromatiche, che sembrano frutto di un’iridescenza rifratta dall’incarnato della pelle anche quando si tratta chiaramente di elementi floreali o di stoffe.
Il colore si infrange deciso sui corpi dipinti dalla Fascione come scomposto da un imperscrutabile prisma che fa della tela il suo spazio intimo di proiezione. Il colore si impasta e si amalgama in questa porzione di realtà proiettata sulla materia tangibile, che resterà fissata e immutabile adducendo nell'occhio arcane fascinazioni alchemiche. Il corpo diventa, così, frattura nello spazio e nel tempo; fende l'ambiente e lo plasma come l'onda sonora di un'eco modificando a sua volta i colori e le forme che lo circondano.


Federico De Caroli - 2002
 


Isole della Figurazione

Che la contemporaneità dell’arte sia ormai attraversata da un marcato estremismo linguistico pare dato inconfutabile. Altrettanto inconfutabile è il senso “curioso, ironico, dubbioso” di quel dato.
D’altra parte, la manipolazione, finanche esasperata di taluni “strumenti” (quello fotografico in primis)
ha alimentato negli ultimi decenni un ‘idea di “immobilismo espressivo” per quelle forme e per quei contenuti appartenenti – e appartenuti – di fatto, ad una tradizione più volte rivisitata, decodificata, aggredita.
Eppure accade (ma non è questa la capacità centrifuga e rigenerativa dell’arte?) che artisti di questo tempo riutilizzino le forme remote – e con esse le cifre tonali – per affermare e sostenere i ritmi di una narrazione presente. Un recupero della memoria, certo,ma anche il tentativo di ri-attribuire ai “principi” della figurazione ruoli e scenari ancora determinanti. È in questo alveo di affabulazioni rassicuranti che Margherita Fascione sembra tracciare il suo incedere generoso fatto di immagini rigorose e penetranti. Un universo, quello della pittrice,
privo di mediazioni cerebrali, se non per quell’intimo senso poetico che accompagna e alimenta ogni suia pagina narrativa. Ecco allora la dimensione “naturale” dell’uomo, “fiancheggiata” dal dolore o da attimali risvegli;
affamata dal dubbio o dalle certezze rare, sconfinata e celata allo stesso tempo.
Un modo “primitivo” di osservare il mondo eppure vitale e pulsante come le pieghe della contemporaneità.

Rocco Zani (critico d'arte) - Cassino - dicembre 2002




Avvolti dalle acque

Mari agitati, tumultuosi, catturati attraverso l’uso sapiente di pennellate rapide e guizzanti e subito fissati sulla tela, quasi si trattasse di istantanee fotografiche. Sono questi i più recenti lavori di Margherita Fascione, riuniti per la prima volta a Torino nell’ambito di una mostra itinerante che toccherà diversi spazi espositivi del capoluogo piemontese. A differenza di quanto accade nella produzione pittorica che la precede, pure presente in mostra,
contraddistinta da uno studio attento del particolare e che, soprattutto, trova nella figura umana una sorta di comun denominatore, la serie delle marine si carica di un lirismo nuovo ed affida al colore, più che al disegno,
il compito di suggerire allo spettatore emozioni inaspettate, più immediate. Non a caso il superamento di certi riferimenti “colti” derivanti dalla rilettura, comunque in chiave del tutto personale e mai citazionistica,
della letteratura classica operata dall’artista di origini ciociare, fa sì che i mari in tempesta mostrino una rinata libertà di espressione, tutta giocata sulla gestualità e scevra da rielaborazioni mentali. In alcuni casi, come accade in Venere nata dalle acque, non manca il giusto connubio tra il racconto mitologico, da un lato, ed il nuovo modo, più impressionista, di usare il colore, dall’altro. 
I rapidi tocchi di colore, sovrapposti e giustapposti, ben si sposano con la bellezza muliebre che trova, proprio nell’acqua, il suo elemento di origine. Eppure questo senso di pacatezza è destinato a durare poco, tanto forte, quasi tangibile, è la prevalente sensazione che quei mari in preda all’irrefrenabile furia della Natura siano sul punto di travolgere tutto e tutti, spettatore compreso. Come non sentire sulla pelle gli spruzzi salmastri che scaturiscono dal Mare d’inferno? E certo le altre opere -Mare agitato, Mare agitatissimo, Mare blu- non sono meno evocative di una natura devastatrice, sebbene non manchino barlumi di speranza (Mare con sprazzi di luce).

Adelinda Allegretti (critica e storica dell' arte) - Torino - marzo 2003 




I mari in tempesta di Margherita Fascione 

I fragorosi mari in tempesta di Margherita Fascione riempiono lo spazio rappresentativo della tela
con vortici cromatici di intenso dinamismo, in una prospettiva febbrile ed emotiva che fissa in tantissime porzioni infinitesimali di tempo l'immagine delle acque stesse. In questo fissarsi, la materia liquida filtrata dalle pennellate e dalla consistenza del colore, diventa arcana, atavica, esprimendo in modo quasi subliminale il nostro rapporto
con le vastità e profondità marine, e ponendo un accento onirico su una raffigurazione delle forze naturali
che troppo spesso abbiamo visto diventare oleografica e manieristica.
E sul silenzio della tela, il fragore della sua anima, che sembrerebbe contorcersi e infrangersi in un indomita furia,
di sconforto e disperazione. Ma, a ben guardare, l’anima della Fascione, bella, profonda, non è inquieta... i suoi mari "agitatissimi" non simboleggiano una natura sconvolta o adirata, piuttosto una dolce vitalità, espressa con onde sinuose, mai aspre... un anelito ad estendersi oltre i propri limiti.
Più che in altri contesti, la Fascione trasforma l'incanto degli spazi acquatici in metafora di uno stato d'animo, con un approccio espressionista che elimina ogni orizzonte e concentra sulle "astrazioni" formali dei cromatismi ondosi tutti i punti di riferimento.

Federico De Caroli (Deca) - Savona - aprile 2003




Romanticizm in Painting of Italian Painter Margherita Fascione


Guest of the secrets of perfection Margherita Fascione engaged in painting from early childhood, however, in the heyday of her youth she chose studies of Philosophy with specialization in Aesthetics at Istituto Universitario Orientale of Naples. After the institute she felt an implacable hankering for painting. Of course living in so beautiful country like Italy, where so many good art surrounds citizenry, such hankering is easy explicable. From aesthetics to art also only a step. Thus the artist is a self-taught painter with aesthetic background.
Seeing at her art works every will agree that Margherita Fascione gifted artist with Romantic attitude (Blake, Delacroix, Friedrich, Géricault, Goya, Philipp Otto Runge, Turner). At the outset her moving spirit was Renoir, Monet; after she began to seek her own ways of artistic expression.
She prefers emotion and intuition's role as main, but not rational mind; she believes that the individual, the personal and the subjective are most important in creative process. 
Brush swing of Fascione is free, noble, honorable, grand, chivalrous, non petty, though sometimes a bit skin-deep.
Such attitude was developed in ages during these Italian artists led in Europe and world having pompous commissions of richest persons, states and churches. This phenomenon is rooted up only in art of Italian artists and it is survived till now.
This is glamorous.
Fascione's favorite themes are such as see waves in storm, see and girl, women beautiful and suffering, landscapes with old castles and park trees. 
Her sea is truly fascinating.
For my eyes Margherita Fascione needs to work a bit on drawing. She is young enough still. Even in contemporary days with domination of taste acquired under the influence of modernism and photography it is not shame to draw like only old masters could.
It is possible by her own bootstraps, that is working alone.

Jurate Macnoriute 



Il Colore del Mito 

...la donna di Margherita è eterea, caratteristica che in certo qual modo il mito impone, ma è etera l'essenza della donna stessa che va a intaccare l'idea moderna della donna determinata, pragmatica, compiaciuta.
Il soffio di colore che circonda il corpo snello, abbozzato, in apparente riposo, ne tratteggia la sua anima,
la sua spigliatezza nel rapportarsi con il suo movimento, intenso, sensuale, rigorosamente ambiguo:
il corpo si snoda si muove si distorce abbozzando una naturalezza che ne mette in luce la propria irrequietezza.
E' questo il rapporto col "suo" mito, il suo sentirsi a disagio nella spoglie della sua storia, la storia della sua anima...il colore che l'avvolge segna il divincolarsi della sua natura ufficiale
per testimoniare quello che sarebbe stata se non l'avessero scritta... 

Stefano Ferrioli -
Ferrara - dicembre 2003 




Luce e Fascinazioni 

Si dice che la prova definitiva dell’abilità di un vero mago sia la sua capacità di creare un microcosmo, un suo proprio reame magico espressione della sua essenza, e non è quindi un caso che l’esperienza di ammirare le opere di Margherita Fascione equivalga all’entrata nell’universo parallelo dei suoi sogni e dei suoi abissi.

Un mondo interiore solitamente nascosto, un universo privato dove il sé può godere delle proprie regole, si mostra a noi come dono e come stimolo per la creazione dei nostri propri universi, dei nostri reami magici.

Quasi per riecheggiare l’orizzonte filosofico di Heidegger, dove la verità appare come non nascondimento dell’Essere, quello che potrebbe sembrare solo l’espressione di un ego per quanto illuminato, si rivela invece una ricerca della verità che non esclude un costruirsi della verità stessa in nuove forme.

Il neo-impressionismo dichiarato e sapientemente coltivato è un linguaggio che consente a Margherita Fascione tutta la libertà di dire sé stessa e guidarci nel suo mondo. Ed ecco che in lei la tradizione non è rifugio o nostalgia del passato, ma la fonte di energia necessaria ad alimentare la sua magia.

La materialità del dipinto rimanda ad altro. Ci si dimentica presto delle pennellate e degli artifici messi in atto dalla maga, per godere del viaggio di cui ci fa dono.

E come infine non sottolineare la donna che Margherita Fascione è e che tanto ama dipingere? Le sue fanciulle svagate e pigre, ammalianti e distanti rivelano la femminilità come espressione della verità e della forza del principio femminile, sensuale e generatore, in un sospirato orgasmo di colori.

Michele Gianni
- Firenze - marzo 2004



 

 

Donne allo specchio

Figure il cui profilo si sfa, perdendosi in una fitta sequenza di segni filamentosi e di sbuffi di colore; un fondale densamente punteggiato, che si direbbe erede del divisionismo e che trasuda atmosfericità e luminosità; una sospensione del tempo, sottraendosi al tempo, come in ogni epifania del mito, qualunque segno di distinzione storica o marca di identificazione che riporti alla realtà; uno spazio che si nega alla prospettiva e si presta, piuttosto, a dinamiche di rifrazione, a effetti di duplicazione delle immagini come in specchio, per entro un contesto determinato da nessi sincronici e quasi regolato da movimenti di compenetrazione; personaggi sulla cui appartenenza al paradigma del mito – talvolta segnalata da gesti, coreografie o oggetti di scena – si posa un velo di affabilità che aggiunge alle figure un tono di sensualità, tra incanto, meraviglia e malizia; un alone indefinito, un pastellato fiorire di natura a contorno delle immagine che hanno anche queste un qualcosa di naïf; come in certa tradizione, il concorso della lettura che parla dal titolo concorrendo all’opera ed al suo senso: questa la pittura di Margherita Fascione nel ciclo ispirato al mito. Una pittura che sembra riprendere modelli e stili di quella che fu la stagione del simbolismo italiano di fine Ottocento ma erotizzandoli con leggerezza e garbo sorridente e accompagnando il mito con un elegante controcanto di anacronismo e di distacco. 

Marcello Carlino
(Storico della critica d'arte) - Roma - maggio 2004



L’arte di Margherita Fascione

L’anima è discinta come la Primavera in fiore: penso sia questa l’impressione estemporanea che l’Ananke della Fascione fornisce allo spettatore. La materia colorata che l’Ananke trascina con sé è un magma floreale che stringe la figura umana al contesto immaginario, che le si abbarbica alle membra…è il prolungamento romantico di un’anima femminile quanto mai fluida, un’appendice che si fa indice iconografico di una sorta di palingenesi poetica. Tutto è materia e la materia può farsi arte.
Ananke come Destino che ha gli occhi vitrei dello smeraldo, che si riversa negli sguardi femminei di Destini Avvinti, mentre una scena bellica sospesa nel tempo si profila sotto le sognanti essenze. L’arte della Fascione è la resa pittorica di uno sguardo che si figge in lontananza, che affissa un altrove che è il dentro di ognuno, è il canto dell’irrealtà di un mito che pulsa sulla tela per condurci in luoghi arcani, in eden perduti, in spazi reconditi, come quelli dell’anima. Le citazioni culturali in cui la Fascione si profonde sono rese attraverso gli stilemi neoclassici di una bellezza algida ma piena nella sua assolutezza, in cui alle volte la figura umana diviene scultura marmorea, aggettante sulla tela, concepita pur sempre come la visione intimistica di un sogno. Di qui l’uso di tinte tenui, perlate, in cui è facile leggere la fuggevolezza del tocco del pennello. La chioma ramata della Venere botticelliana e della Danae di Klimt conferisce alla Pandora, alla Circe e alle Nereidi della pittrice un’aura sofisticata, che sa di pathos/fuoco e di arcano. Sono bellezze rinascimentali e noveau nelle vesti di un’ Alcione dannunziana: la Circe è la fusione perfetta di impressionistiche virgole di colore, ognuna speculare all’altra, per la resa ottimale di un’essenza esteticamente compiaciuta nella sua carnalità.
Penso che un’arte concepita in maniera così interiore non necessiti di mere descrizioni, per questo ho reputato più valido l’esprimere che il descrivere, palesando sensazioni, al di là di giudizi tecnicistici, che sono solamente il frutto della decodificazione di un messaggio artistico. La realizzazione di un quadro: questo mi è parso di fare esprimendomi su questo giovane talento.

Silvano Russo - Roccamonfina - luglio 2004



La natura, il territorio e l’immaginario collettivo

Il cervello umano è un computer perfetto; incamera e memorizza non solo le immagini ma anche gli odori, i rumori, le sensazioni. Tutto resta in un angolo e basta cliccare sul tasto della memoria perché le finestre dei ricordi si aprano; un profumo, all’improvviso, ci riporta alla mente l’immagine di un luogo, un colore ci fa apparire nitido il ricordo di un paesaggio che nel tempo sembrava essersi dissolto nel tempo.
È così che Margherita Fascione ha dipinto i suoi paesaggi: imprimendo sulla tela i ricordi scaturiti da una memoria archiviata ma mai cancellata. Le sue opere sembrano immagini nate dall’inconscio e concretizzatesi insieme all’odore dell’erba, al fruscio delle foglie e al brivido sottile che lascia sulla pelle il soffio leggero del vento.
È tangibile il legame tra l’artista e la sua terra che, negli anni, ha mantenuto intatte le vivacità della natura, così come emergono vivaci e piene di impeto dalle sue opere, tali da indurre nell’osservatore la percezione degli stessi odori e suoni che giacevano, fino ad un attimo prima, assopiti nell’artista.
I colori danno corpo a quei paesaggi, i rosa e i gialli esplodono con allegria, i verdi brillano al riflesso della luce che colpisce e si specchia negli azzurri dell’acqua; ogni pennellata esalta la gioia di sentirsi parte integrante di quella natura e rende partecipe l’osservatore di questa gioia. 
Così, con la stessa nostalgica memoria, prendono vita le figure di Margherita Fascione, personaggi che sembrano essersi originati dai suoi paesaggi, ne riprendono i colori, emanano lo stesso sottile profumo di fiori e i capelli sono mossi dallo stesso leggero alito di vento.
Donne che mantengono una freschezza espressiva tra il ricordo sfumato e il mito di un inconscio collettivo.
I due generi pittorici di Margherita, pur apparentemente così diversi tra loro, non possono essere considerati altro che la proiezione di diverse emozioni scaturite dalla stessa fonte: la sua terra.

Donatella Bartoli – Roma – luglio 2004

 



La pittura al femminile di Margherita Fascione.

Metafora della vita stessa, nella tradizione occidentale il corpo femminile è da sempre foyer della rappresentazione estetica, ancor prima che ogni altra componente sensuale o psicologica entri a far parte della pulsione incentivante.
La sua iconografia registra i mutamenti ideologici delle culture che si susseguono nel tempo e la sua storia è quella di una commistione tra ragioni estetiche ed emozioni fino a renderlo, non più soltanto referente, ma valenza stessa dell'idea di pittura. Un corpo svelato non vale solo per sé stesso ma anche come elemento compositivo, in cui prevale una norma di severità artistica, prima che di consapevole artificio. La facoltà di seduzione, contestata spesso ai nudi, cessa di essere tale perché è solo il quadro, nella sua interezza, a trarre vantaggio dalle complesse emozioni associate in origine ma poi rese sulla tela già filtrate dal processo rielaborativi di un codice insito in ogni artista.
In questa sua personale, Margherita Fascione propone al pubblico una pittura tutta al femminile, quasi volesse presentare a se stessa il conto del suo essere donna. I sentimenti, annunciati o suggeriti, partono da analisi sofferte che si materializzano in forme di reminiscenze mitologiche. È un esprimersi in maniera che definirei apodittica, mutuando dalla classicità i miti e facendoli rivivere di una nuova virescenza attraverso la pennellata a breve campitura con contorni sfumati che acquistano levità dal volteggiare dei tocchi che prendono forma di cascate di foglie multicolori, ottenuta con la giustapposizione dei toni tale da lasciare all'occhio la ricomposizione cromatica i cui valori luminosi risultano espressi dall'opposizione dei colori or più fluidi or più densi. L'artista, con questo suo singolare modo di esprimersi, ricrea gli stessi valori che i drappi e i panneggi hanno nei nudi della pittura classica ed ottiene, con questo artificio, la costruzione dell'intarsio coloristico di un'ulteriore suggestione scenografica. È, quindi, proprio la forma a cedere il passo alla macchia di colore che prevale sul contorno. Si ha così un rovesciamento concettuale che vede il colore al servizio del contorno mediante l'azione dello sfumato. Qui il contorno è solo una traccia suggerita, attraverso i limiti del colore trionfante (...)  qualunque sia la realtà della modella, il vero nudo è sempre altrove. Non il corpo della donna ma il desiderio dell'artista diventa protagonista fino a padroneggiare a suo uso il soggetto, tale da renderlo quasi "oggetto". Resta così solo il problema di stabilire il senso del desiderio da cui muove l'artista, capace di mettere a disposizione della tecnica anche l'entroterra culturale della sua formazione umanistica a livello universitario. La consuetudine alla ricerca è componente essenziale nella proposizione di temi che necessitano di un lavoro che non può fermarsi alla sola fase epidermica. Una sua opera, Venere? Pandora? Medusa?, mi offre una chiave di lettura che, per brevità di spazio, così sintetizzo. Se pur a vaso chiuso, la testa femminile, di connotazione botticelliana, tanto che potrebbe passare per una preziosa citazione, ha l'elemento focale nei capelli che cominciano ad assumere forme ofidiche. Il fondo della scena, con la figura nuda sul letto che chiede allo specchio una conferma squisitamente edonistica, stempera la drammaticità degli eventi provocati dall'irrefrenabile curiosità femminile e ci riporta a piacevolezze più rasserenanti col ricordarci che Saffo ha cantato l'amore per tutte le donne. E, considerato il tema narcisistico della scena, giova notare come le due figure siano poste in una bidimensionalità di piani che accentua la sensazione intimistica di trovarsi in presenza di una confessione che l'animo non osa rivelare e che solo il pennello evidenzia, complice il vis à vis tra la figura reale e quella virtuale.
Che, forse, tra i mali che il vaso contiene, vi sia anche questo, oppure il messaggio vuole essere una pura esercitazione cerebrale proposta in maniera provocatoria? Quale che sia il punto di vista etico di chi si pone davanti al dipinto, la domanda inquietante che, attraverso i millenni, giunge fino a noi non può che essere questa: "Conviene aprirlo il mitico vaso, oppure è opportuno restare nella condizione in cui ognuno è stato posto (e qui prendo in prestito il bellissimo verso di Quasimodo) "Amaro pane a rompere".

Grimoaldo Di Sotto - Aquino - maggio 2005

 

 

 



Espressioni artistiche tra matericità e cromatismo nell’ impeto del Segno

Margherita Fascione, laureata in Filosofia, Lettere classiche, e specializzata in Estetica e teoria delle arti, è pittrice autodidatta; la sua formazione classica ed il suo interesse per la natura, la porta ad individuare, fra i personaggi dei Miti antichi, i protagonisti delle sue opere.
Venere, Circe, Orfeo ed Euridice, Amore e Psiche sono protagonisti di alcune delle sue prime opere; i personaggi, tratteggiati con forza plastica, sono immersi in un'atmosfera onirica, in uno spazio indefinito, in cui i colori, puri, e fortemente contrastanti, determinano la profondità e le priorità visive. I personaggi femminili sono i più amati dall'artista; vengono identificati come figure eteree e tratteggiati con pennellate rapide e leggere.
Marcello Carlino, in una recensione critica (Roma - aprile 2004), relativamente all'opera della Fascione scrive: "una pittura che sembra riprendere modelli e stili di quella che fu la stagione del Simbolismo italiano di fine Ottocento ma erotizzandoli con leggerezza e garbo sorridente e accompagnando il mito con un elegante controcanto di anacronismo e di distacco." 
I paesaggi cari all'artista sono i protagonisti di alcune tele realizzate nel 2004; in esse i colori, la luce ed i temi trattati - il territorio di Rocca d'Evandro, il Garigliano, i boschi - ben evidenziano il legame tra l'artista e la sua terra.
Nelle sue ultime tele la Fascione sperimenta nuovi linguaggi artistici, utilizzando materiali, texture e tecniche diverse nella stessa opera; i personaggi sono sempre legati al mondo del Mito (Labirinto), ma le figure femminili, anche in questo caso protagoniste incontrastate delle opere, sono simboli inquieti di messaggi reconditi. I colori, forti e contrastanti - un rosso intenso, simbolo di sacrificio, generosità ed aggressività, ed il blu, simbolo di spiritualità e forza morale -, trasmettono inquietudine e legano l'osservatore all'opera. 

Arch. Jole Benoffi - Napoli - maggio 2005

 

 



Interposizioni, come onde o squarci, che ci introducono nel suo mondo fiabesco. Un globo di esclusive intimità, gelosamente custodite per molto tempo e che ora Margherita Fascione non esita a svelare, quasi sentisse la necessità di liberarsene. Epifania di una presenza discreta e sottile, in bilico tra metafisica e quotidiano senso dell’esistenza, ma, soprattutto, affascinante simbiosi tra l’artista e le proprie opere. 
 
 
Giuseppe Tenti - Varese - 8 maggio 2005

 

 

Margherita Fascione, geniale artista di immagini della terra d’origine.


Riservata, sguardo altero e insieme sincero, carattere bonario e umile, Margherita Fascione impersona, nella vita così come nella già ricca e cospicua produzione artistica, gli aspetti più salienti del popolo roccavandrese.
L’elemento che subito traspare nelle sue opere è l’immagine erotica che però, dopo attenta riflessione, risulta essere sottile e leggera e, pertanto, mai volgare ed esagerata. Il tratto deciso e volto sempre a rappresentare l’intimo del paesaggio e delle parvenze umane, nella caratterizzazione della vita agreste e delle specificità architettoniche della natia Rocca d’Evandro si scioglie in un incantata suggestione fatta di colori e di linee essenziali che sovente lasciano spazio a particolari reminiscenze di tempi e momenti trascorsi.
Le immagini portano alla mente del visitatore ai gusti e ai sapori della terra e il presente risulta non essere mai fine a se stesso ma, sia nello sguardo dei personaggi (quelli femminili predominano e caratterizzano l’aspetto sensuale dell’arte figurativa!) che, nella composizione degli elementi naturali, prefigura una non pessimistica visione di una futura evoluzione.
La descrizione delle creazioni della nostra artista non può derivare in nessun caso da una ragionata meditazione: le sensazioni, le suggestioni e le immagini si mischiano in una tale intensità da rendere difficile la decodificazione dei singoli elementi che comunque sono alla base dei suoi quadri.
Creativo ed affascinante è il cammino artistico negli anni di Margherita Fascione che, mai doma e appagata, riesce a cogliere sempre nuovi elementi che le provengono sia dalla sua formazione classica che dalla sua destrezza a manipolare i colori. Il tutto pare derivare da una insaziabile irrequietezza nel rappresentare gli aspetti mutevoli della natura umana e ambientale.

Ugo Marandola
-Rocca d'Evandro - 5 agosto 2007

 

Universo donna.

Volti, corpi, ritratti. Tutto è donna. Questo universo tanto declamato ma ancora oscuro, misterioso. Per sempre.
Perché ogni donna è un universo a se stante, con le sue esperienze, i suoi ricordi ma soprattutto i suoi dolori. Lancinanti, nascosti, silenziosi. Trasmigrati nella tela, con tutta la loro carica di infelicità, sotto forma di volti strappati o seminascosti, visi bassi e occhi chiusi.
Ogni opera racconta della storia di una donna. Ma tutte le opere sono accomunate dall’identica tecnica, colature di colore che ricordano le lacrime spese per un dolore o, peggio ancora, il sangue versato.
Donne mute, la cui carica dialettica, espressiva e malinconica, è racchiusa in una intensità cromatica forte, tinte scure e profonde. Il dolore non è mai superficiale, arriva sempre al cuore.
Non solo una avanzata tecnica e una perizia stilistica sono da ammirare nell’artista autodidatta Margherita Fascione, filosofa egregiamente prestata all’arte, ma un messaggio che viene da lontano, da una visione onirica ancora oggi irrealizzatasi.
L’artista infatti, ci invita a riflettere sulla donna, con le sue donne. Non sul ruolo della donna, ormai emancipatasi, nella società, veste esterna e fallace, ma sul suo universo interno, labirintico e complesso. Ma per chi lo sa leggere e rispettare, un universo sereno e luminoso.

Domenico Matera -
in “Ogni giorno, ad ogni ora”, Galleria ZeroUno, Barletta (BA) - 13 gennaio 2008

 

 

Evanescenze del " non finito "

In un precedente mio scritto su Margherita Fascione avevo parlato di contorni sfumati: vorrei ora focalizzare l’attenzione su questo suo particolare modo di far pittura.
Nei tocchi di pennello la ripetizione di uno stesso segno non dà luogo soltanto a variazioni di durata o di intervalli bensì a mutamenti qualitativi e strutturali del segno stesso. Diventa, quindi, una costante iconica che permette di valutare anche la conseguente variazione dinamica.
Tradotto in termini di strutturalismo linguistico significa che il mutare del flusso del discorso determina, di volta in volta, il significato stesso della parola. Quindi, la trama che la pittura visualizza in termine spazio-temporale altro non è che la trama stessa dell’esistenza, nei suoi contenuti affettivi ed emotivi, tradotta nella concretezza del tessuto pittorico. I suoi temi rivelano che, pur scegliendo spesso motivi mitologici, essi non mancano di vivere, a modo loro, le inquietudini del tempo e di sentirne i problemi con l’aprirsi a pascoli visivi meno tattili, ma non per questo meno attraenti. E di questa sua forma espressiva ella accetta anche l’assenza di nitidezza ed il carattere indifferente di quelle regioni dello spazio che si allontanano dal centro di interesse prescelto. Chi si pone davanti alle sue opere quasi dimentica di guardare la scelta ordinativa dello spazio per fissare invece la sua attenzione su dei punti particolari che divengono centri irradiamento di tutta la visione.
Si potrebbe pensare che questo suo modo di proporsi derivi da una sapiente manovra accattivante e invece, a ben guardare la sua pittura, ci si accorge di essere davanti ad uno scontento tra ideazione e manualità in una continua ricerca di quel “quid” capace di appagare se stessa. Dunque, l’insidia di una spietata autocritica resa in una sorta di mania del non finito da cui l’artista, con umile ma orgogliosa fierezza, non intende disarmare.

Grimoaldo Di Sotto - Museo Archeologico Nazionale  , Cassino (FR) - Novembre 2008


 

 

L' Arte di Margherita Fascione

La pittura contemporanea continua a sperimentare, a sviluppare e ad inseguire sempre nuove e diverse forme espressive - spesso in maniera artisticamente avventata, disorganica e sterile -, munite del benevolente placet da parte di settori della critica più accreditata.
Margherita Fascione si sottrae brillantemente all’infido e ambiguo richiamo delle sirene dell’hazard, per quanto sappia misurarsi con maestria sia con le conquiste ormai consolidate della ricerca artistica novecentesca, sia con le suggestioni del cosiddetto post-moderno: penso all’immediatezza e alla semplicità con cui realizza la scomposizione (anatomica, prospettica, cromatica) di figure, ambienti e paesaggi; penso all’insistenza con la quale si sforza di recuperare forme primordiali ed archetipi remotamente sapienziali; penso alla sua capacità di fondere istanze impressionistiche con rapide incursioni nella perenne classicità di territori dotati d’un naturalismo nitidamente descrittivo.
Lo studioso attento non può non rimanere affascinato dall’incessante conflitto interiore che è alla base della sua ricerca, da un siffatto accidentato, stridente percorso – in un contrasto culturalmente epocale, quindi ineludibile e non intenzionale – che in Margherita Fascione si presenta florido di risultati grazie ad un’accesa sintesi creativa che assume, di volta in volta, i caratteri della più vivida euritmia - concerto di albori e umori e di velate passioni - e/o, viceversa, gli elementi distintivi d’una esistenzialistica, spossata disaffezione o distacco.

Francesco De Napoli - Biblioteca Comunale  Pietro Malatesta , Cassino - Luglio 2012

 

 

 

Notte della Cultura


La serata del 31 agosto ha concluso una serie di manifestazioni a sfondo culturale che hanno caratterizzato l’estate 2013 nella città di Cassino.
Molti sono stati i luoghi della città preposti alle varie iniziative, numerosi gli artisti che si sono serviti di locali pubblici e di spazi comunali per dare risalto alla propria creatività: teatro, musica, mostre di quadri, cibi di ogni specie propri della cucina locale e recitazioni si sono alternate tra loro in un carosello variopinto, con grande afflusso di pubblico, accorso ancor più numeroso proprio nelle ore notturne.
Di rilievo è stata senz’altro la mostra di arti figurative che si è tenuta presso la Biblioteca Comunale dal titolo “Cassino si mostra”, curata da Roberto Capitanio, a cui hanno partecipato vari artisti cassinati.
Interessanti e particolarmente ammirate sono state le tele di Margherita Fascione, un’artista che opera nel campo del figurativo moderno, ma che ha una formazione classica: è un’insegnante laureata sia in filosofia che in lettere classiche, che ha già esposto i suoi lavori in alcune importanti pinacoteche italiane e collezioni sia pubbliche che private.
La sua arte è stata considerata all’interno dell’ Impressionismo contemporaneo e in quest’ambito infatti sono state collocate le sue tele. Tuttavia, già Grimoaldo Di Sotto, in una recensione del 2008 alla mostra “Evanescenze del non-finito” della Fascione, evidenziava come la sua pittura “dai contorni sfumati” era paragonabile alla fase strutturalista della poesia. “La trama che la pittura visualizza in termini spazio-temporali altro non è che la trama stessa dell’esistenza, nei suoi contenuti affettivi ed emotivi, tradotta nella concretezza del tessuto pittorico”. Da qui la motivazione dell’assenza di nitidezza ed il carattere indifferente che permane nel resto delle sue tele, se solo si sposta l’attenzione dal motivo centrale del dipinto al resto del quadro.
Qui invece la Fascione ha inaugurato un’altra stagione: quella basata sul fil-rouge del “mare in tempesta”. Le sue quattro tele, lungi dall’essere definite semplicemente “strutturaliste” o “impressioniste”, esprimono con tratti decisi di colore la potenza, l’energia, la forza vitale che c’è nel mare tempestoso. Un mare che non genera un senso di” horror”, di umanamente inarrivabile, una sorta di “terror vacui”, bensì lo scatenarsi delle forze vitali dell’universo. Nella prima tela, tutta giocata sulle gradazioni del colore verde, le onde e il mare compongono un tutt’uno di indistinto con il cielo, pur permanendo il colore nero e grigio che sono tanto cari alla Nostra. L’irruenza del mare che irrompe attraverso le onde, seppure apparentemente potrebbe apparire come rivelazione di una forza dionisiaca, irrazionale, sfrenata e incontenibile, in realtà infonde nello spettatore una risoluzione positiva di tale forza, una sensazione di forza in cui l’uomo deve riporre la propria fiducia. C’è naturalmente l’eco della creazione, della totalità di un elemento naturale che coinvolge ogni aspetto dell’universo, secondo un panismo esasperatamente primigenio che rinvia al concetto di una cosmogonia influenzata in modo sicuramente inconscio dalla meditazione dei testi classici.
Le altre due tele, che si completano a vicenda in un dittico di non banale evidenza, rappresentano il mare con tinte particolarmente care alla Fascione: il rosa, il viola e il loro sorprendente impasto, che vela di “femminino” le due tele e ne risolve gli aspetti più freddi e distaccati del verde nelle sfumature calde, passionali, quasi materne del rosa, da sempre il colore che si associa di più alla sensibilità dell’animo femminile.
Particolare risalto va dato all’ultimo dipinto - ultimo sia in ordine cronologico che in ordine espositivo – in cui si nota come la Fascione sia riuscita a risolvere con immagini precise e definite ciò che nelle altre tele esprimevano soltanto i colori, in quella fase pittorica per così dire “coloristica”. Qui invece si può parlare di fase “apollinea”, che riesce a mediare il mito e le suggestioni dei classici con un uso del colore più evanescente, definito e senza esasperazioni, laddove è evidente un’ accettazione serena e un profondo recupero della sua cultura e formazione classica. Ecco perché appare al lato la figura mitologica di una donna con sfumature rosate che suggerisce la genesi del mare stesso, una “panthalassa” al femminile, che partorisce dal sue ventre correnti vitali di energia che poi diventeranno le onde e l’essenza del mare stesso. Qui dunque compare la sintesi dell’arte dionisiaca ed apollinea, del colorismo esasperato e dal mito classico: una tela che probabilmente aprirà una nuova stagione pittorica per l’artista, pacata e risolutiva dell’eco culturale che con forza vuole emergere dalla sua interiorità così profonda e ricca di sensibilità.
Non a caso, già dall’entrata, in lontananza, era possibile scorgere, accanto al pianoforte, questa sinfonia di colori e di timbri che hanno attirato vari osservatori durante la “notte bianca di cultura” cassinate.


Lucia Mancini - Notte della cultura, Cassino -  Agosto 2013